Ognuno di noi può fare la sua parte. Quando si parla di arresto cardiaco improvviso, è bene ricordare che può colpire chiunque, dovunque e in qualsiasi momento.
01 Ottobre 2018
Quando si parla di arresto cardiaco improvviso, è bene ricordare che può colpire chiunque, dovunque e in qualsiasi momento. Per questo è importante che, come avviene anche in altri Paesi, si impari a riconoscere l’arresto cardiaco e a soccorrere una persona che ne viene colpita fin dall’età scolare.
All’interno delle scuole per l’infanzia, la presenza di dispositivi di defibrillazione precoce (defibrillatori DAE), assieme a personale adeguatamente formato, assume un ruolo fondamentale nel creare una cultura del soccorso.
“Qui i giovani passano la maggior parte del tempo e per questo è così importante la loro presenza”, spiega Gabriele Bronzetti, cardiologo al Sant’Orsola di Bologna.
Cosa bisognerebbe fare, allora? “Anzitutto, andrebbe evitata la retorica dei fiori sul banco vuoto e lo stupore del ‘fino a un secondo prima la vittima stava bene’. Bisognerebbe invece che gli studenti apprendessero la cultura del primo soccorso e come utilizzare il defibrillatore su una persona col cuore fermo, nello stesso modo in cui sanno usare lo smartphone: è dimostrato che un dodicenne può manovrare un defibrillatore benissimo”. Gli stessi genitori, sempre molto attenti alla salute dei propri figli, saranno più inclini ad affidarli ad una scuola dotata di tali dispositivi salvavita.
Ecco perchè assumono particolare importanza i progetti di accesso pubblico alla defibrillazione (PAD), volti alla diffusione capillare sul territorio di defibrillatori DAE e, contestualmente, a formare quante più persone al loro utilizzo.
In Italia si stima che l’incidenza dell’arresto cardiaco sia pari a 1 per 1000 abitanti, ogni anno: questo significa che ogni anno, nel nostro Paese, circa 60.000 persone perdono la vita a causa di questo problema.
Nella maggior parte dei casi, l’arresto cardiaco improvviso è causato da aritmie cardiache maggiori, come la fibrillazione ventricolare.
In caso di fibrillazione ventricolare, il cuore non è in grado di battere regolarmente, perché gli impulsi elettrici che ne regolano la normale contrazione diventano caotici e irregolari: come risultato, viene a mancare un adeguato apporto di sangue al cervello e agli altri organi. In assenza di un immediato intervento, questa condizione può portare al decesso nell’arco di pochi minuti.
La defibrillazione, ovvero l’erogazione di uno shock elettrico al paziente, è l’unica terapia in grado di interrompere un’aritmia ventricolare, ma per massimizzare le probabilità di salvare la persona, è necessario che venga eseguita nei primissimi minuti dall’insorgenza dell’evento: per ogni minuto che passa, infatti, le possibilità di sopravvivenza diminuiscono del 10%!
Purtroppo, anche nei migliori contesti è difficile che un’autoambulanza possa intervenire entro 4-5 minuti dall’arresto cardiaco (possibilità di sopravvivenza ridotte del 50%), ed è quindi fondamentale che a prestare i primi soccorsi siano le persone già presenti sul posto e che assistono all’insorgenza dell’evento.
Ognuno di noi può fare la sua parte: per questo è importante conoscere le manovre di rianimazione cardiopolmonare e l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico (chiamato anche DAE). Questo strumento è infatti estremamente facile e sicuro da usare e può consentire a chiunque di salvare una vita.
La speranza, supportata dai dati statistici, è che seguendo questa strada, e sensibilizzando i cittadini al tema dell’arresto cardiaco, le percentuali di sopravvivenza crescano sempre di più.
Fonte:
Interna
https://www.sportellocuore.it/curare/anginainfarto/i_risultati_di_un_soccorso_rapido-2179700/news/2018-03-20/ https://it.businessinsider.com/arresto-cardiaco-60-000-morti-in-italia-ma-i-defibrillatori-non-sono-obbligatori-in-scuole-e-uffici/
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